La seconda lezione del libro 2
Nella seconda lezione il gioco si fa più duro.
Preposizioni da imparare:
Dietro = posht
Davanti = jolo
Accanto = kenar
Sopra = ruye
Sotto = zire
Qui = inja
Lì = anja
Congiunzioni:
anche = ham
e = va
Le parole da imparare sono:
Grande = bozorg
Piccolo = kuchak
Blocknotes = ketabche
Domanda della lezione: Chand? Koja?
Ammirazione per la spiegazione di qui/lì:
Inja è formato da in + ja (che vuol dire luogo). Quindi,
è come dire “questo luogo”.
Anja è formato da an + ja. Quindi, è come dire “quel
luogo”.
Finalmente, una spiegazione che non ti rompe le scatole
con giri assurdi inutili. Un metodo che trovo efficace è spezzare la parola e
conoscere in profondità come è composta, in tutte le sue parti. In questo modo
acquisisci una conoscenza più profonda della lingua e della parola che hai
davanti.
Piccoli errori crescono:
ho una storiella sul suffisso –che. Questo suffisso
esprime le piccole dimensioni degli oggetti, una sorta del nostro –ino.
Il mio tesoro mi stava insegnando come insultare (che sorpresa)
utilizzando il nome degli animali. Uno dei tanti insulti, dopo khar ovviamente,
è gow e gusaleh, mucca e vitello. In un agguato del mio tesoro in cui mi
chiedeva a brucia pelo come si dicesse vitello, io ho risposto gowche!
Ho visto negli occhi di lui una luce. La luce del “quanto
è sbagliato ma quanto è carino!”. Troppo buono.
Bozorg lo sapevo da tempo e l’ho usato, e lo uso a
sproposito tuttora, amore bozorg, tesoro bozorg, un calco italico malfatto, ma
il senso si capisce. E poi è una cosa tenera, perciò non lo cambio.
Tornando alla lezione, credo che sta volta mi ci vorrà di
più. Le frasi stanno diventando più complesse e io devo capire meglio come
funzionano.
Es. hala
ketab ruye miz ast va ghalame man ruye ketab ast,
ketab zire ghalam ast va miz zire ketab,
perché il primo finisce con il verbo e il secondo no? Perché
è sottointeso? Si può omettere? Questo purtroppo non lo dice il libro.
Questa volta gli esercizi sono più interessanti. Mi
ricordo che anche le prime lezioni di bulgaro che ho fatto quando facevo la
triennale all’università iniziavano così, con la descrizione della stanza. E’
molto utile perché hai un esempio reale, usi le parole del quotidiano e in più
sono frasi semplici ma che ti danno lo schema della struttura della frase “standard”.
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